lunedì 9 novembre 2009


TUTTO SULLA ZUCCA: L'ALIMENTO CONSIGLIATO DA OGNI DIETOLOGO

La settimana scorsa il meteo è stato clemente, ma è ormai giunto il momento di accettare un dato di fatto: il freddo sta arrivando e con lui tornano labbra screpolate, mani secche, pelle opaca, capelli in caduta libera e chi più ne ha più ne metta; il tutto condito da quel raffreddore di sottofondo che terrà compagnia a molti di noi per tutto l'inverno.
Senza contare che il clima invernale porta irreversibilmente con sé i più insidiosi istinti famelici: siamo circondati da risotti e polenta, cioccolate calde e raclette, affettati e arrosti.
Di fronte a queste tentazioni come evitare i chili di troppo?

La buona notizia è che, proprio in questo periodo, possiamo avvalerci di un toccasana al tempo stesso gustoso e ipocalorico, che si presta a tante ricette dolci e salate.
Per chi non l'avesse ancora capito stiamo parlando della zucca, un saporito ortaggio con un'alta concentrazione di acqua e una bassissima percentuale di zuccheri semplici.

Prima di illustrarne le numerose qualità benefiche, però, scopriamo qualcosa di più sulle sue origini, ma anche su come sceglierlo al mercato e come conservarlo in casa.

LA STORIA

I più antichi semi di zucca sono stati ritrovati nell' America Centrale (Messico) e risalgono al 7000-6000 a.C.
L'alimento è però giunto in Europa solo in tempi più recenti: sono stati infatti i coloni ad importarlo, insieme alla patata e al pomodoro, imparandone le tecniche di coltivazione dagli Indios.

Dal punto di vista botanico la zucca appartiene alla grande famiglia delle Cucurbitacee: le più conosciute sono la Cucurbita Maxima (zucca dolce) e la Cucurbita moscata (zucca torta o zucca pepona), da non confondere con la Cucurbita pepo, specie cui appartengono le comuni zucchine.

La zucca “classica” (Cucurbita Maxima) è caratterizzata da una spessa buccia verde in cui è racchiusa una dolce polpa giallo-arancio dalla consistenza farinacea: la forma è voluminosa e il peso può anche raggiungere gli ottanta chili.

Esistono inoltre le zucche “ornamentali” (specie Lagenaria) che, a maturazione avvenuta, presentano una polpa scarsa ma molto dura. Se essiccate risultano cave abbastanza da contenere liquidi: in tempi antichi, infatti, se ne ricavavano comodi contenitori per l'acqua e il vino.

COME SCEGLIERE E CONSERVARE LA ZUCCA

Quando acquistate una zucca è importante che il prodotto sia fresco, sodo e ben maturo: per verificare che disponga di queste caratteristiche basterà dare dei leggeri colpetti al frutto e ascoltare se emette un suono sordo.
Il picciolo deve essere morbido e ben ancorato alla zucca; la buccia deve essere pulita e priva di ammaccature.
Molto spesso la zucca si acquista già tagliata in tranci: occorre però controllare che la parte esposta all'aria non sia asciutta e che i semi siano umidi e scivolosi.
Una volta comprata, la zucca va anche conservata nel modo giusto.
A tal proposito è bene ricordare che gli ortaggi interi si possono mantenere per tutto il periodo invernale in un ambiente buio, fresco e asciutto.
I pezzi di zucca cruda invece si conservano meglio in frigorifero avvolti dentro la pellicola trasparente e sono da consumare nel giro di pochi giorni poiché si disidratano con facilità.
La zucca può inoltre essere surgelata senza problemi: basterà togliere la buccia, tagliare il frutto a dadini eventualmente sbollentati per qualche minuto, e poi riporre il tutto nel congelatore.

IN FORMA E IN SALUTE CON LA ZUCCA!

La zucca è il vegetale adatto ad arricchire il nostro menu autunnale grazie al suo alto contenuto di vitamina A e betacarotene, oltre che per le qualità depurative e snellenti: insomma, è l'alimento indicato per chi desidera vista acuta, pelle liscia, capelli forti e linea mozzafiato.
La zucca è inoltre un prezioso alleato nella prevenzione dei tumori e aiuta a mantenere un corretto equilibrio idrico dell'organismo e delle mucose.
Aggiunto al latte o al succo di frutta l'estratto di zucca è anche indicato nel controllo delle nausee mattutine, dei disturbi gastrici e prostatici.
Non dimentichiamo, poi, che la polpa di zucca è altamente ipocalorica (solo 15 calorie per 100 grammi) ed è ricca di minerali quali fosforo, calcio e potassio (efficace contro la ritenzione idrica): vanta inoltre un alto contenuto di fibre, che aumentano il senso di sazietà e regolano le funzioni intestinali.
I semi sono utili per sostenere la terapia contro le disfunzioni a livello delle vie urinarie e rappresentano un sicuro aiuto contro la tenia; costituiscono inoltre una riserva naturale di zinco e combattono l'acne in maniera proficua.
La polpa può essere utilizzata per alleviare le infiammazioni cutanee, mentre la buccia è efficace contro le piccole scottature.
Il betacarotene, che dona alla zucca il caratteristico colore arancione, è la sostanza più preziosa e abbondante: essa può essere utilizzata come tale dall'organismo o trasformata in vitamina A, essenziale per l'integrità dell'epidermide e la salute di occhi e mucose.
Il betacarotene aiuta inoltre ad ottenere un'abbronzatura migliore, protegge le cellule dall'azione ossidante dei radicali liberi che danneggiano profondamente le strutture dei tessuti, combatte l'invecchiamento cellulare e rende la pelle più luminosa ed elastica, rallentando la formazione delle rughe e contrastando la desquamazione.

Scheda: la maschera di bellezza

La polpa di zucca, grazie alle sue numerose proprietà benefiche, può essere utilizzata come base per una maschera di bellezza, indicata specialmente a combattere i punti neri. Ecco tutte le istruzioni:

INGREDIENTI

4 cucchiai di polpa di zucca cruda
2 cucchiai di panna fresca
3 cucchiai di miele

Tagliate la polpa di zucca a cubetti e unitela alla panna e al miele: schiacciate bene tutti gli ingredienti in modo tale da ottenere un composto omogeneo e stendetelo sul viso insistendo sulle aree grasse. Lasciate agire per 10-15 minuti e rimuovete l'impasto con abbondante acqua tiepida.
Il risultato sarà una pelle morbida e vellutata, pulita in profondità grazie all'azione dello zinco presente nei semi di zucca.

PER DEPURARSI...

Un piccolo consiglio per chi desideri un effetto depurativo, rinfrescante e idratante dall'azione rapida ed efficace: centrifugate 500 grammi di zucca e bevetene il succo fresco (si ottengono 150 g circa) al mattino a digiuno.
Con questo sistema si può contare anche su un blando, ma sicuro effetto lassativo e diuretico, utile per chi sta cercando di buttar giù un paio di chiletti. Per rendere il centrifugato più goloso si può incorporare anche il succo fresco di un frutto a piacere: perfetto l'abbinamento di sapori con arancia, ananas o mela.
Alla vostra salute!

giovedì 29 ottobre 2009

Il tè: un toccasana per la salute e per la linea

Considerato un vero e proprio “prodotto della salute”, il tè rappresenta una delle bevande più antiche dell'umanità, utilizzata prima in Oriente come materiale cerimoniale e bevanda medicinale, e giunta poi in Europa solo a partire dal XVII secolo.

Già nel 1578 un erbario, ne riportava le presunte proprietà benefiche per facilitare la digestione, sciogliere i grassi, neutralizzare i veleni del sistema digerente, ed altro ancora.
Ad oggi è dimostrato che i principali vantaggi nel consumo del tè risiedono negli effetti anti-ossidante, anti-carcinogeno ed anti-ateriosclerotico, molto probabilmente dovuti alla presenza di flavonoidi.

L’attività antiossidante del tè è stata negli ultimi 10 anni oggetto di numerosi studi, dai quali è emerso che le catechine presenti nella bevanda hanno un ruolo importante nella prevenzione di diversi disturbi e patologie quali cancro, malattie cardiache, sclerosi multipla e malattie autoimmuni.

Le proprietà dei polifenoli, in particolare nel tè verde, si evidenziano infatti nella capacità di bloccare la crescita tumorale, inibendo la produzione dei metaboliti pro-infiammatori e determinando così una diminuzione della risposta infiammatoria.

I risultati di una recente meta-analisi indicano inoltre che il tè verde potrebbe aiutare la prevenzione del cancro alla mammella nelle sue prime fasi, anche se i dati sono ancora preliminari e i casi studiati ancora insufficienti per avere risposte certe.

Da numerosi studi risulta che forti bevitori di tè, soprattutto appartenenti a popolazioni orientali, sono maggiormente protetti da malattie degenerative imputabili all’ossidazione e all’invecchiamento cellulare.

È da notare peraltro che le sostanze contenute nel tè possiedono una tossicità molto bassa, quindi è ipotizzabile il loro isolamento per utilizzo diretto come fitocomplessi, anche sotto forma di integratori alimentari, peraltro già in commercio da alcuni anni.

Come è emerso da alcune ricerche il tè svolge anche un'azione ipocolesterolemica che può contribuire alla prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Non dimentichiamo, infine, che si tratta di una bevanda assolutamente senza calorie, dunque indicata per chi segua un regime alimentare dietetico (facendo la dovuta attenzione al tè freddo in lattina o in bottiglia, spesso zuccherato).

Sotto il punto di vista nutrizionale va tenuto conto che, a differenza di quanto normalmente considerato, il tè contiene solo in basse percentuali teobromina e teofillina, ma alte dosi di caffeina: nell'antichità era infatti consumato proprio per le sue proprietà stimolanti.

Sia il tè nero che verde, se confrontati con la caffeina, determinano un maggior incremento pressorio dopo 30 minuti dall’assunzione. Tuttavia una regolare assunzione non provocano alcuna alterazione della pressione sanguigna.

Per approfondimenti visita il sito della Dott.ssa Rosalba Galletti


lunedì 5 ottobre 2009

Nutrizione e SLA

La gestione dietetica del paziente affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), che presenta sintomi di disfagia deve garantire il mantenimento di una nutrizione adeguata ai fabbisogni energetici, proteici, idrici, di sali minerali e di vitamine in situazione di sicurezza, cioè prevenendo il passaggio di alimenti solidi e/o liquidi nelle vie aeree.

Il paziente deve essere messo in grado di scegliere i cibi appropriati e di usare specifiche tecniche per aumentare la quota calorico – proteica e per migliorare la funzione deglutitoria. La nutrizione per via orale dal punto di vista fisiologico rappresenta ovviamente la prima scelta: non solo essa avviene per via fisiologica, utilizzando l’intestino, ma gli alimenti rappresentano di per sé un fattore essenziale per il mantenimento dell’integrità funzionale di tutte le funzioni intestinali: ormonali, immunitarie, di barriera. Inoltre l’ingestione orale di alimenti innesca la fase cefalica dell’alimentazione, utile non solo alla sensazione soggettiva del soggetto, ma anche per la stimolazione di tutte le secrezioni gastro-enteriche. Qualora la sola alimentazione orale non sia sufficiente a coprire le richieste energetico-proteiche del paziente, si può associare l’uso di integratori alimentari presenti in commercio o la nutrizione artificiale enterale.

La disfagia per i liquidi viene considerata separatamente, poiché può esistere una normale capacità di alimentarsi per os associata a impossibilità esclusiva all’ assunzione di liquidi. La nutrizione enterale rappresenta il sistema nutrizionale di scelta quando sia necessario il ricorso all’alimentazione artificiale. Nei pazienti con alterazioni della deglutizione la possibilità di disporre di questo supporto nutrizionale ha cambiato in modo sostanziale l’andamento della malattia e le prospettive di sopravvivenza.

Pur trattandosi di un sistema di nutrizione artificiale che rispetta la fisiologia dell’apparato intestinale, con bassi rischi e complicanze, deve comunque essere gestito in modo appropriato, preferibilmente da personale specializzato. Non va infatti mai dimenticato che, anche se le tecniche sono nettamente migliorate in anni recenti e attualmente sono disponibili attrezzature, presidi e materiali lungamente sperimentati, la nutrizione artificiale totale rappresenta una sostituzione artificiale d’organo e, come tale, se gestita in modo scorretto, può essere causa di danni iatrogeni anche gravi.

La nutrizione enterale, viene utilizzata quando il paziente non riesce ad alimentarsi sufficientemente per via orale (disfagia parziale), o quando la disfagia è totale ( disfagia acuta). La nutrizione per via enterale può essere anche associata alla nutrizione orale, quando il paziente è ancora in grado di alimentarsi per os, anche se in modo parziale. Essendo i problemi nutrizionali del paziente affetto da SLA complessi e plurifattoriali, è necessario che essi siano gestiti da un gruppo di lavoro interdisciplinare con specifiche competenze ed esperienze (nutrizionista, dietista, logopedista, neurologo).


Per approfondimenti, visita il sito della Dott.ssa Rosalba Galletti

Alimentazione ed insufficienza renale

Nei pazienti affetti da nefropatia con un aumento della creatinina plasmatica è consigliato consumare la carne solo 3-4 volte alla settimana. Preferire le carni bianche (es. pollo, tacchino, coniglio, maiale magro) a quelle rosse (es. vitello, manzo). Bisogna ricordare che le proteine sono contenute anche nei wurstel, nei salumi (es. prosciutto cotto e crudo, speck, bresaola, manzo affumicato) e negli insaccati (es. mortadella, salame, salsiccia).

E’ raccomandato fare attenzione anche al contenuto del sale presente nei cibi consumati: salumi e insaccati, carni in scatola e i prodotti industriali (es. precotti) ne contengono molto insieme a grassi animali, per cui se ne consiglia un uso limitato. Le frattaglie (es. trippa, rognone, fegato, animelle, cuore) devono essere consumate solo eccezionalmente, per l'elevato contenuto in colesterolo. E' consigliabile consumare il pesce 2-3 volte alla settimana (indifferentemente fresco o surgelato), in alternativa alla carne. Preferire il pesce azzurro (sgombro, alici, sarde, acciughe,...) per il suo alto contenuto di omega 3 e iodio, mentre è meglio evitare pesci in scatola o conservati sott'olio. Si consiglia un consumo moderato, con una frequenza non superiore alle 2-3 porzioni alla settimana, dando la preferenza ai formaggi freschi. Se si utilizzano formaggi conservati, occorre dimezzare le dosi.

Consumare preferibilmente oli vegetali, in particolare olio di oliva, meglio se extravergine, per l'alto contenuto di vitamina E, che è un efficace antiossidante. E' sempre preferibile utilizzare gli oli da condimento a crudo e a fine cottura. Evitare il consumo di merendine e altri prodotti da forno, perché spesso sono ricchi di grassi idrogenati. L' idrogenazione è un processo utilizzato per solidificare gli oli liquidi vegetali e animali, trasformandoli da grassi buoni a grassi dannosi. Consumare tutti i giorni almeno 2 - 3 porzioni di verdura preferibilmente fresca di stagione (ad esempio, un minestrone e due contorni; oppure iniziare il pasto con un'insalata o un pinzimonio, o ancora cucinare la pastasciutta con sugo a base di verdure (pasta e zucchine, pasta e melanzane,…).

Consumare con moderazione la frutta per l’alto contenuto di potassio, meglio fresca e di stagione. Limitare il consumo di zucchero come dolcificante nelle bevande (caffè, thè, latte, spremute di frutta), e tutti quegli alimenti che ne contengono notevoli quantità (per il loro eccessivo apporto di glucidi semplici e calorie): es. miele, marmellata, caramelle, dolci, succhi di frutta, gelati. Salare i cibi preferibilmente dopo la cottura, aggiungendone il minor quantitativo possibile. Per Insaporire le pietanze si consiglia di sostituire il sale con spezie (es. pepe, peperoncino, curry, cannella, chiodi di garofano, noce moscata, zenzero, zafferano) e/o erbe aromatiche (es: aglio, basilico, erba cipollina, scalogno, finocchio, salvia, lauro, rosmarino, menta, maggiorana, origano, prezzemolo, rosmarino, timo) Al momento dell’acquisto preferire alimenti freschi o surgelati non precotti.

I cibi preconfezionati, come zuppe istantanee ed in scatola, miscele rapide confezionate a base di patate, riso, pasta, carni in scatola, alimenti precotti surgelati, salumi ed insaccati sono tutti esempi di cibi conservati contenenti notevoli quantità di sodio. Limitare l’utilizzo di dadi per brodo e granulati, preferendo quelli a basso tenore di sale e non addizionati di glutammato monosodico Non utilizzare i “sali iposodici” perchè contengono sali a base di potassio. L'acqua aiuta il rene a esplicare le sue funzioni, per cui è consigliabile consumarla in quantità adeguata: almeno 1,5 lt. nella giornata, minerale gasata o naturale, a pasto e fuori pasto, salvo diversa prescrizione del nefrologo.

Per soddisfare il fabbisogno idrico, può essere utile ricorrere a tisane o infusi non zuccherati, caffè decaffeinato, tè deteinato. Consumare solo eccezionalmente bevande zuccherate del commercio (es. coca-cola, aranciata…) e succhi di frutta perché contengono discrete quantità di zuccheri semplici (preferire le light) Caffè, tè: con moderazione. L'alcol fornisce calorie, ma non principi nutritivi essenziali. L' eccesso di bevande alcoliche può ripercuotersi negativamente sullo stato di salute.

Per chi non è in sovrappeso o dislipidemico (trigliceridi alti nel sangue) o epatopatico (malattie al fegato), la tolleranza di assunzione di vino (di normale gradazione alcolica) è pari a:

2-3 bicchieri al giorno per l'uomo

1-2 bicchieri al giorno per la donna.

Per quanto riguarda la birra è possibile raddoppiare le dosi (4 -5 °). E' necessario porre particolare attenzione alle interferenze tra alcol e farmaci (consultare il nefrologo ). E' consigliabile non assumere aperitivi, digestivi, superalcolici.

Monitoraggio del peso corporeo

Il nostro peso rappresenta l'espressione tangibile del “bilancio energetico” tra entrate e uscite caloriche e, in assenza di edema clinico (nel quale possono verificarsi notevoli variazioni), è considerato un buon indicatore dello stato di nutrizione. E' consigliabile pesarsi con regolarità, almeno una volta alla settimana, preferibilmente nello stesso momento della giornata, con gli stessi indumenti e sulla stessa bilancia.

Se è presente sovrappeso è importante attuare uno stile di vita tale da consentire il raggiungimento e mantenimento di un peso “ragionevole”: in particolare si consiglia un'attività fisica moderata quotidiana di almeno 30-40 minuti (es, camminata, cyclette...). L' efficacia dell'attività fisica non si limita soltanto ad un incremento energetico, ma coinvolge un'ampia serie di benefici sia di ordine clinico-metabolico che psicologico, per cui è comunque sempre consigliata (anche se non c'è sovrappeso)

venerdì 19 giugno 2009

La nutrizione nell'Alzheimer e altre demenze

Nella popolazione anziana un problema in continua crescita è quello della demenza, la cui prevalenza varia dal 5 al 10% tra i soggetti con più di 65 anni.

Una comune osservazione clinica è che la maggior parte dei pazienti con demenza, soprattutto quelli affetti da M. di Alzheimer (MA), perde peso durante la progressione della malattia.
La demenza conduce ad un ridotto apporto calorico per una diminuita sensazione di fame e sete; peggiora inoltre la capacità di masticare e di deglutire, sono presenti un’alterata percezione del gusto e dell’olfatto, il rifiuto, o perfino la dimenticanza, di alimentarsi.

Il paziente affetto da Demenza frequentemente presenta anoressia e/o disfagia; deve quindi essere considerato un paziente a rischio di malnutrizione e come tale attentamente monitorizzato. La riduzione dell’alimentazione può avvenire in modo improvviso, oppure instaurarsi gradualmente; quest’ultima modalità è quella osservata di gran lunga più frequentemente nella pratica clinica: il paziente che ha difficoltà a deglutire tende a ridurre la sua alimentazione gradualmente, in seguito al progressivo aggravarsi del sintomo e ai disagi soggettivi conseguenti alla necessità di alimentarsi con cibi a consistenza differente dall’usuale e/o all’incremento del tempo e della fatica necessari per deglutire il pasto.

Qualora la sola alimentazione per bocca non sia sufficiente a coprire le richieste energetico-proteiche del paziente, si può associare l’uso di integratori alimentari presenti in commercio o iniziare una nutrizione artificiale enterale tramite sondino nasogastrico o gastrostomia per prevenire la polmonite da aspirazione ed evitare la malnutrizione e le sue complicanze.

La disfagia (difficoltà a deglutire) per i liquidi viene considerata separatamente, poiché può esistere una normale capacità di alimentarsi per bocca associata ad impossibilità esclusiva all’ assunzione di liquidi.

Per maggiori informazioni, visita il sito ufficiale della dott.ssa Rosalba Galletti
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e i suoi blog http://dieta-ricette.blogspot.com e
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Obesità infantile e adulta

In Italia sono molti i bambini e gli adolescenti che hanno già in questa fase della loro vita un cattivo rapporto con la bilancia.
Il riscontro statistico non lascia dubbi: sovrappeso e obesità in età evolutiva non sono certo un fenomeno raro.

Nei bambini, la quantità di calorie introdotte è bilanciata con la loro attività fisica?

L'obesità infantile è spesso correlata alle errate abitudini di vita oltre che all’alimentazione in sé. Solo in una piccola percentuale di bambini obesi si può attribuire il problema ad una disfunzione endocrina.

Possono insorgere problemi fisici (pubertà precoce, ipertensione, dislipidemia, calcoli biliari, piedi piatti) e psicologici (immagine negativa di se stessi, bassa autostima, discriminazione sociale) correlati all’obesità.

Spesso l'obesità adulta non è altro che la persistenza dell'obesità infantile. Alcuni studi retrospettivi hanno evidenziato che il 25 per cento dei casi di obesità nei bambini e negli adolescenti ha avuto inizio nel primo anno di vita, il 50 per cento prima dei 4 anni e il 75 per cento prima dei 6 anni.

Una delle maggiori cause di obesità infantile è la sedentarietà. Sembra dunque peggio stare tutto il giorno in poltrona davanti alla televisione che mangiare tavolette di cioccolato!

E’ importante affrontare il problema del sovrappeso il più precocemente possibile con un corretto regime alimentare e una adeguata attività fisica che dovrà essere mantenuta nel tempo.

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martedì 16 giugno 2009

Nutrizione e disfagia

La gestione dietetica del paziente con esiti di ictus cerebrale che presenta anche sintomi di disfagia( difficoltà deglutitoria) deve garantire il mantenimento di una nutrizione adeguata prevenendo il passaggio di alimenti solidi e/o liquidi nelle vie aeree.

La nutrizione per bocca rappresenta ovviamente la prima scelta: gli alimenti rappresentano di per sé un fattore essenziale per il mantenimento dell’integrità funzionale di tutte le funzioni intestinali(ormonali, immunitarie, di barriera).

Qualora la sola alimentazione per bocca non sia sufficiente a coprire le richieste nutrizionali del paziente, si può associare l’uso di integratori alimentari presenti in commercio o la nutrizione artificiale enterale.

La nutrizione enterale (somministrazione di alimenti tramite sondino naso-gastrico o gastrostomia rappresenta un sistema di nutrizione artificiale che rispetta la fisiologia dell’apparato intestinale, con bassi rischi e complicanze.

La nutrizione enterale, viene utilizzata quando il paziente non riesce ad alimentarsi sufficientemente per bocca (disfagia parziale), o quando la disfagia è totale (disfagia acuta) per stato di coma o disfagia cronica nel caso di lesione irreversibile dei centri che controllano la deglutizione .

La scelta della via di somministrazione per la nutrizione enterale dipende prevalentemente da:

• la malattia di base e le condizioni generali del paziente
• stato morfologico e funzionale dell’apparato digerente
• durata prevista per il trattamento
• rischi connessi alla tecnica
• accettabilità del paziente.


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